76A FESTA NAZIONALE DELLA LIBERAZIONE DELL'ITALIA (25 APRILE 1945-2021) A GUGLIONESI
Cari concittadini, autorità civili e religiose,
Anche questo 76° anniversario della Liberazione dal nazifascismo siamo
costretti a celebrarlo nel rispetto delle precauzioni sanitarie.
E così non è possibile officiare come si vorrebbe una di quelle occasioni di
aggregazione che scandiscono i ritmi dell’esistenza di una comunità.
Eppure se quest’emergenza nuoce alla vita della comunità, costringe nel contempo
ad una riflessione sulle analogie tra questo difficile presente ed il periodo
della Resistenza.
D’altronde già qualcuno agli inizi della pandemia la descrisse come una sorta di
guerra.
I nostri avi, però, mossi da un’esigenza di riscatto morale dagli errori
commessi nel loro presente, hanno posto in essere una Resistenza nei confronti
di un nemico ben visibile, volta alla riaffermazione di ben precisi ideali.
Oggi la nostra è una resistenza in toni minori, verso un nemico invisibile.
Potrebbe definirsi piuttosto una resilienza, un’opposizione paziente all’attuale
periodo di difficoltà.
Ma in fondo, anche attraverso la commemorazione odierna, il popolo italiano
questo fa: esercizio di resilienza.
Ogni 25 aprile gli italiani praticano un esercizio di memoria collettiva per
allenare la capacità di far fronte agli attacchi diretti agli ideali di
democrazia, giustizia sociale e libertà che i nostri avi hanno salvaguardato
mettendo a rischio la propria incolumità.
Questi ideali fanno ormai parte della coscienza collettiva, quantomeno della
società occidentale, ma attenzione: questa eredità va difesa.
Credere che si sia raggiunto un così elevato livello di progresso culturale,
tale che siffatte conquiste non possano verosimilmente ricevere minaccia alcuna,
è un’ingenua convinzione.
Al di là della connotazione politica dei protagonisti di quelle vicende, in
negativo o in positivo, non stiamo qui a celebrare l’evento in sé, ma ciò che
rappresenta.
La portata simbolica della Resistenza è riflessa in un valore che accomuna tutti
gli italiani, di qualsiasi colore politico e di qualunque epoca storica: la
difesa della Patria.
Dopo la Liberazione, e in virtù del riscatto morale guadagnato grazie alla
Resistenza, l’Italia ha imboccato un determinato percorso, ben diverso da quello
precedentemente intrapreso.
Oggi siamo qui a tributare onore a chi fece quella scelta e a difenderla, in
quanto scelta di un intero Paese e non di una o più fazioni.
A noi contemporanei spetta il compito di fare esercizio di memoria e dobbiamo
tenere a mente che difendere la libertà è un impegno gravoso.
Non si può dare per scontata, ma va esercitata nel concreto, e riaffermata di
continuo.
I nostri avi ci hanno insegnato proprio questo: la libertà non è frutto di
una concessione, ma è presidio da difendere. Quando ci viene sottratta va
riconquistata e successivamente occorre vigilare su di essa.
E tra gli ideali che ispirano una comunità, anche questo va tenuto in mente, è
la più importante.
Senza di essa nessun altro valore può essere affermato: se non c’è libertà, non
c’è giustizia sociale, né democrazia, né uguaglianza.
E se oggi in tutti i Comuni italiani si celebra il 25 aprile per questi motivi,
in questo 2021 se ne aggiunge un altro.
Oggi, come allora, c’è da rimboccarsi le maniche per far ripartire il Paese. Il
Paese è in difficoltà e serve volgere indietro lo sguardo a quegli italiani che
riuscirono in pochi anni a trasformare un Paese in macerie in un Paese moderno.
In fondo è questa l’indole degli italiani: dimostrare di essere i migliori
proprio nei momenti di difficoltà.
E, dunque, traendo esempio da ciò che i nostri avi furono in grado di compiere
in quei particolari momenti di difficoltà, oggi più che mai viva il 25 aprile,
viva l’Italia e viva Guglionesi.