16 MARZO 2021, COMMEMORAZIONE ISTITUZIONALE DELLA "STRAGE DI VIA FANI" E BENEDIZIONE DELLA LAPIDE IN RICORDO DI GIULIO RIVERA
Sono trascorsi esattamente 43 anni dalla mattina in cui a questa Comunità è stata inferta una ferita tuttora sanguinante.
È una ferita non ancora rimarginata, innanzitutto perché profonda, costretti quel fatidico 16 marzo 1978, stampato nella memoria di tutti gli italiani, a dover piangere l’inattesa scomparsa di un così giovane concittadino.
Ma vi è altro. Io credo che questa commemorazione annuale sprigioni una forza rievocativa ben superiore ai consueti esercizi di memoria, a cui di solito siamo abituati, consacrati in rituali che spesso vengono consumati quasi fosse una routine.
Siamo tutti consapevoli che, a differenza di tanti eventi per i quali il trascorrere del tempo ha esercitato un potere “curativo”, quello in cui il nostro amato concittadino ha sacrificato il suo bene più prezioso è un evento che ha segnato la storia italiana in modo indelebile.
Pertanto, in questo 16 marzo questo gesto, l’apposizione di questa lapide (targa), rappresenta innanzitutto un segno tangibile per conservare la memoria di questa ferita ancora aperta. E rappresenta, più intimamente, il sentimento contrastante che questa comunità prova, riassumibile in due parole, tra loro assonanti: cordoglio, per il lutto dei familiari e dell’intera cittadinanza, e orgoglio, per il senso di dignità di cui l’allora giovane Giulio, mediante il suo esempio, ha fatto dono al suo paese, per sempre.
Qualcuno ebbe a dire “sventurata quella terra che ha bisogno di eroi” (Brecht). Condivido pienamente, ma aggiungo: quando un eroe si è già consacrato tale, grazie al suo sacrificio, per quella terra è una fortuna poter contemplare il suo esempio.